È difficile immaginare un’infanzia senza gioco. Fin da piccolissimi tutti i bambini utilizzano il gioco come strumento per stabilire le relazioni con il mondo, con le persone, con gli oggetti e con lo spazio che li circonda. Anche la Convenzione ONU del 1989, che sancisce i diritti dell’infanzia, afferma che tutti i bambini hanno diritto al gioco, al riposo, al divertimento e a dedicarsi alle attività che più gli piacciono (art. 31). Sottolinea, inoltre, come l’infanzia e il gioco siano due concetti indissolubili e come il gioco sia un’attività “salutare” nella vita di ogni bambino.
Il gioco è infatti il linguaggio attraverso il quale i bambini imparano ad esprimere i propri sentimenti, le emozioni, e che permettono loro di scoprire le proprie capacità e i propri limiti; inoltre insegna a rispettare le regole, consente di sperimentare i timori e le frustrazioni ma anche importanti conquiste.
Il gioco costituisce, dunque, un elemento essenziale nello sviluppo affettivo e cognitivo del bambino e la sua evoluzione accompagna la crescita e la rende possibile.
La nostra Associazione accoglie bambini e bambine che provengono da contesti familiari fortemente vulnerabili, danneggiati, deprivanti e complessi, dove spesso non era possibile giocare e dove è mancato il gioco con i genitori, importante occasione per costruire un legame di intimità. Nell’ottica di ridare a questi bambini una vita “da bambini”, nelle nostre Comunità il gioco rientra, quindi, a tutti gli effetti nel progetto educativo di ogni minore accolto.
“Quando ci troviamo di fronte a bambini che non sanno giocare perché non l’hanno mai potuto fare/imparare nelle loro case, il compito dell’educatore è quello di ri-educarli al gioco, creando attorno al minore le condizioni ottimali per la realizzazione dell’attività ludica – afferma Paola Gobbi, Pedagogista delle Comunità 3-12.
Nelle nostre Comunità, inoltre, il gioco viene utilizzato come strumento psico-educativo, per elaborare alcune situazioni/esperienze traumatiche, per generare significati utili alla crescita del minore, condividere esperienze nuove o passate ed esprimere sentimenti talvolta difficili da trasmettere a parole.”
Attraverso il gioco i nostri piccoli ospiti possono così superare piccole paure, imparare a rispettare il proprio turno, a collaborare, a chiedere e ricevere aiuto; come diceva Winnicott, pediatra e psicanalista inglese – “Fare in modo che i bambini siano messi in condizione di giocare è di per sé una psicoterapia che ha applicazioni immediate e universali”.